Capaci

Giovanni Falcolne

  Capaci, 23 (ventitré) maggio 1992 (mille novecento novanta due), la Repubblica Italiana subisce un colpo terribile con un incredibile attentato terroristico, uno dei più violenti della sua storia. La mafia siciliana dichiara guerra all’Italia e a tutti gli Italiani onesti, in un modo mai visto prima nella storia del paese.

Un simbolo da distruggere

  L’obiettivo era uno solo, il giudice Giovanni Falcone. Il colpo è stato forte, come un pugno in faccia alle istituzioni italiane. Una vera dichiarazione di guerra contro lo stato e i suoi fedeli e coraggiosi rappresentanti. Il giudice Falcone, insieme a tutta la sua squadra di collaboratori, era un simbolo di speranza per i cittadini, rappresentava la possibilità reale di vincere la guerra contro la mafia.   

  La piovra ha deciso di distruggere questa speranza. La repubblica italiana doveva capire che l’organizzazione era disposta a tutto per mantenere il suo potere. Falcone, insieme ai suoi colleghi, aveva creato troppi problemi e, soprattutto, dava coraggio alle persone.

  Il suo lavoro faceva sentire la presenza dello stato nelle zone controllate dai mafiosi. La paura è un’arma potente per i criminali e se il terrore scompare anche il loro potere scompare. Falcone era un simbolo potente e la sua morte doveva essere simbolica, doveva essere ucciso in un modo violento per spaventare i cittadini e mostrare la sconfitta degli onesti servitori dello stato.

 Il terribile attentato

  Purtroppo l’operazione progettata da spietati criminali ha avuto successo il 23 maggio 1992 ( mille novecento novantadue ) alle 6.57 (sei e cinquanta sette) del pomeriggio, vicino al territorio del comune di Capaci in provincia di Palermo. Una potentissima bomba ha fatto esplodere l’auto del giudice, le auto della sua scorta e un lungo tratto dell’autostrada A29. Le immagini della distruzione causata dall’attentato sono terrificanti. 

  Tutta l’Italia è restata con il fiato sospeso per molti giorni davanti alla TV o leggendo il giornale. E’ stato un vero shock. Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo, gli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro sono morti. Ventitré persone sono state ferite e una intera nazione è stata sconvolta. In alcune prigioni italiane i mafiosi hanno festeggiato la notizia dell’attentato e della morte del giudice, un nemico della piovra.

 In quei giorni il parlamento italiano doveva eleggere il nuovo Presidente della Repubblica. Tutto era meticolosamente programmato, l’attacco doveva colpire in un momento di debolezza delle istituzioni. Due giorni dopo Oscar Luigi Scalfaro diventa Presidente della Repubblica in un clima di grande tensione.

Le immagini della devastazione

Gli esecutori

 Il boss Giovanni Brusca aspettava l’auto del giudice a poca distanza dall’autostrada e ha fatto esplodere la bomba insieme a un altro violento criminale, Antonino Gioè. Tutti i capi delle più potenti organizzazioni criminali siciliane erano d’accordo con la decisione di uccidere Falcone. Tutti odiavano il giudice e lo consideravano il loro peggiore nemico. Molto tempo dopo sono state fatte anche ipotesi più terribili, si è parlato spesso di aiuti alla mafia da parte di uomini molto potenti della società italiana. Molte persone pensano che Falcone e i suoi uomini non sono stati protetti dallo stato e, anche per questo, la mafia è riuscita a progettare un attentato cosi complesso.

   A Capaci però non tutto è andato secondo i piani. L’idea di terrorizzare la nazione non è riuscita completamente. Il colpo è stato molto forte ma è stato anche l’inizio di un sentimento popolare di disprezzo per uomini cosi spietati. Nei mesi successivi sono arrivati altri terribili attentati ma, invece di spaventare i cittadini, tutto questo ha fatto crescere la rabbia nei confronti dei mafiosi e dei loro complici nelle istituzioni. Tutta la violenza usata dalla mafia alla fine ha unito la popolazione in un unico grido di indignazione e di protesta,  che ha spinto lo stato a una risposta dura contro le organizzazioni criminali.

Le immagini della devastazione

Capaci, la lotta continua

  Negli anni successivi molti mafiosi sono stati arrestati grazie al duro lavoro di altri giudici coraggiosi e, forse, questo attentato è stato l’inizio della fine per molti criminali. I processi per trovare la verità sono durati molti anni, molti colpevoli sono in prigione e sono stati condannati a molti anni di carcere.

   La lotta contro la criminalità non è certo finita e forse ancora oggi non conosciamo tutta la terribile verità su questa strage. Solo quando tutto sarà chiarito davvero onoreremo finalmente la memoria di questi martiri italiani che hanno dato la vita per combattere la mafia in nome di tutto il popolo italiano.

Grazie a Vito, a Rocco, ad Antonio, a Francesca e a Giovanni

iSpeakItaliano

i speak italiano, i speak italian, ispeakitaliano, italian language, italian podcast articles, articoli e podcast italiano