Il 1° (primo) febbraio 1977 (mille novecento settanta sette) è stato un giorno importante nella storia della televisione italiana. Dopo una lunga attesa anche i telespettatori italiani hanno iniziato a guardare i programmi TV con tutti i colori, invece che solo con due come nel passato. Questo giorno rappresenta per l’Italia l’inizio dell’epoca della televisione a colori e il tramonto delle trasmissioni in bianco e nero. Da questa data, infatti, gli italiani hanno finalmente ammirato i loro personaggi preferiti, i film, le serie TV e gli spettacoli in tutta la bellezza dei colori della vita reale.
Le prime trasmissioni a colori della storia sono iniziate negli Stati Uniti nel 1954 (mille novecento cinquanta quattro) con lo standard NTSC. In Europa questa nuova tecnologia è arrivata con grande ritardo solamente nel decennio successivo. I primi paesi a trasmettere a colori sono stati Francia, Germania e Regno Unito nel 1967 (mille novecento sessanta sette), dieci anni prima della televisione italiana. L’Italia ha aspettato l’arrivo di questa rivoluzione molto più a lungo degli altri grandi paesi europei, e sono stati necessari alcuni anni prima di una grande diffusione delle TV a colori.
Questo enorme ritardo ha causato molti problemi economici in questo importante settore, come la chiusura di importanti aziende e la perdita di molti posti di lavoro. Ma qual è stato il motivo della lentezza della RAI ad entrare nella nuova era del colore? Il problema non è stato sicuramente di natura tecnica, perché la nostra televisione di stato era già pronta alle trasmissioni a colori dal 1961 (mille novecento sessantuno) con la nascita del suo secondo canale.
Chi o cosa ha causato questa lunga attesa? Quasi tutti gli storici della TV sono d’accordo sul vero motivo che impedito agli italiani di godersi i colori per tanto tempo. Si è trattato di un problema politico. Dal punto di vista tecnologico l’Europa era divisa tra due sistemi di trasmissione, il tedesco P.A.L. e il francese S.E.C.A.M., e l’Italia doveva scegliere quale tecnologia adottare per i suoi canali televisivi.
Gli esperti erano d’accordo sulla superiorità del metodo tedesco ma a complicare la scelta è arrivata la pressione di un influente politico della Democrazia Cristiana sull’utilizzo del sistema francese. A causa di questa interferenza del mondo della politica la RAI ha continuato inutilmente a fare valutazioni tecniche per molto tempo, in cerca di un modo per risolvere questa difficile situazione di equilibri politici delicati.
Nel 1972 (mille novecento settanta due), però, arriva finalmente una svolta importante. In occasione dei Giochi Olimpici di Monaco il direttore generale della RAI, Ettore Bernabei, trova un modo ingegnoso per rendere evidente a tutti la qualità superiore del sistema P.A.L. e per vincere la resistenza della politica su questa scelta. Il direttore fa sistemare due file di televisori in una sala della RAI a Roma e invita importanti uomini politici ad assistere alla trasmissione delle Olimpiadi. Ovviamente una fila di TV utilizzava il sistema francese e l’altra quello tedesco.
A quel punto nessuno ha più potuto negare la differenza tra i due metodi di trasmissione e finalmente è arrivata la decisione di utilizzare il sistema P.A.L. per le nostre televisioni. Purtroppo altri problemi hanno rallentato di altri 5 (cinque) anni l’arrivo del colore in Italia. Ancora la politica! Ma questa volta anche il più importante sindacato dei lavoratori italiani, la CGIL, ha messo i bastoni tra le ruote all’introduzione del sistema tedesco.
In realtà anche l’industria automobilistica italiana non era molto contenta di questa novità perché la spesa per l’acquisto di un nuovo televisore a colori poteva scoraggiare gli italiani all’acquisto di una seconda auto. Insomma l’Italia era bloccata nelle decisione tecniche da questioni semplicemente politiche. Un bel problema!
Per cercare di rimediare alla situazione la popolare azienda tecnologica INDESIT di Torino propone la sua soluzione e presenta un nuovo sistema di trasmissione studiato insieme alla SEIMART. Nasce quindi il progetto tutto italiano I.S.A. (Identificazione a Soppressione Alternata) e sembra davvero promettente. Secondo molti tecnici, infatti, la tecnologia italiana era superiore sia al P.A.L. che al S.E.C.A.M. e rappresentava l’idea giusta per uscire dallo stallo.
Niente da fare! La scelta era ottima dal punto di vista tecnico ma non risolveva i problemi dal punto di vista politico ed economico. Il sistema I.S.A. viene abbandonato e non viene mai utilizzato, come molte altre buone idee italiane in altre situazioni.
La scelta del P.A.L. diventa irrevocabile e l’ 11 (undici) agosto 1975 (mille novecento settanta cinque) il Presidente della Repubblica firma il decreto per adottare ufficialmente il sistema di trasmissione tedesco.
Dopo due anni di test e prove tecniche arriva nel Natale del 1976 (mille novecento sessanta sei) il tanto atteso arrivo del colore in Italia è realtà e viene fissata la data di inizio delle trasmissioni.
E così, il 1° (primo) febbraio 1977 (mille novecento settanta sette), alle ore 19.10 (diciannove e dieci) sulla Rete Due e alle 19.20 (diciannove e venti) sulla Rete Uno, le storiche annunciatrici televisive Rosanna Vaudetti e Nicoletta Orsomando appaiono per la prima volta in tutto lo splendore del colore. Con i loro annunci la RAI inaugura la programmazione a colori, raggiunge lo stesso livello delle principali televisioni europee e mette fine agli anni di lunga attesa per il colore del pubblico italiano.
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