A pesca di mistero – Parte 1

    Franco era seduto sul suo scoglio, erano quasi le dieci e la serata, per fortuna, andava molto bene. Erano passate circa due ore da quando aveva lanciato per la prima volta il suo amo nell’acqua e nel suo piccolo secchiello da pesca nuotavano quattro bei cefali da porzione di discrete dimensioni, ognuno perfetto per riempire il piatto e la pancia di una persona.

    La giornata lavorativa era finita con un pomeriggio un po’ difficile e il programma di uscire a pescare cascava a fagiolo. L’aria di mare era l’ideale per provare a rilassare la mente e dimenticare gli ultimi incontri di lavoro delle ore precedenti. Le riunioni erano state faticose e quasi tutte erano finite con pochi risultati e troppe tensioni con i suoi colleghi.

    Per fortuna ora si poteva rilassare sul suo scoglio preferito, piatto, comodo e a soli due metri dall’acqua. Il regolare suono delle onde, che si frangevano lungo tutta la scogliera, era come musica per le sue orecchie mentre il suo sguardo si perdeva in un punto indefinito di quella immensa distesa di mare scuro ma rassicurante. Ogni tanto la sua attenzione ritornava sul galleggiante verde fluorescente e attendeva con trepidazione la possibilità di festeggiare la cattura di una nuova preda.

    Piano piano il paesaggio notturno intorno a lui, i rumori, gli odori e ogni semplice gesto rituale della pesca dava sollievo ai suoi sensi e liberava la sua mente dai pensieri tossici di una giornata decisamente no. Pescare era sicuramente una delle attività preferite di Franco. Una canna da pesca era capace di rasserenare il suo animo, specialmente in una sera fortunata in cui il suo secchio si riempiva di pesci e ogni minuto portava frutti, al contrario delle inutili ore di lavoro di quel quindici settembre da dimenticare.

    Franco era seduto sul suo scoglio, erano quasi le dieci e la serata, - di per con a in fortuna, andava molto bene. Erano passate circa due ore da quando aveva lanciato per - il lo la le un prima volta il suo amo nell’acqua e nel suo piccolo secchiello - da di a per in pesca nuotavano quattro bei cefali da porzione di discrete dimensioni, ognuno perfetto per riempire il piatto e - il lo una la un pancia di una persona.

    La giornata lavorativa era finita con un pomeriggio un po’ difficile e il programma di uscire - di da in tra a pescare cascava a fagiolo. L’aria di mare era l’ideale - da di per con in provare a rilassare la mente e dimenticare gli ultimi incontri di lavoro delle ore precedenti. Le riunioni erano state faticose e quasi tutte erano finite con pochi risultati e troppe tensioni con - le la i lo gli suoi colleghi.

    Per fortuna ora si poteva rilassare sul suo scoglio preferito, piatto, comodo e a soli due metri dall’acqua. - lo la una il le regolare suono delle onde, che si frangevano lungo tutta la scogliera, era come musica - su in da con per le sue orecchie mentre il suo sguardo si perdeva in un punto indefinito di quella immensa distesa di mare scuro ma rassicurante. Ogni tanto la sua attenzione ritornava sul galleggiante verde fluorescente e attendeva con trepidazione la possibilità di festeggiare la cattura di - alcune un una delle la nuova preda.

    Piano piano il paesaggio notturno intorno - di da con a per lui, i rumori, gli odori e ogni semplice gesto rituale della pesca dava sollievo ai suoi sensi e liberava la sua mente dai pensieri tossici di - un alcune uno una la giornata decisamente no. Pescare era sicuramente una - dalle nelle delle alle sulle attività preferite di Franco. Una canna da pesca era capace - da di per su con rasserenare il suo animo, specialmente in una sera fortunata - da cui di cui su cui in cui tra cui il suo secchio si riempiva di pesci e ogni minuto portava frutti, al contrario delle inutili ore di lavoro di quel quindici settembre da dimenticare.