Capaci

iSpeakItaliano – Eduardo

Il Tricolore



Una ferita profonda

  Capaci, 23 (ventitré) maggio 1992 (mille novecento novanta due), la Repubblica Italiana subisce un colpo terribile, uno dei più difficili della sua storia. In questa tragica giornata la mafia siciliana dichiara guerra all’Italia e a tutti gli Italiani onesti, e lo fa in un modo mai visto prima, con una forza e una violenza senza precedenti. A Capaci, la Sicilia e tutto il Paese vengono messi in ginocchio con un vero e proprio attacco terroristico in stile militare, che insanguina la terra e apre una ferita profonda nel cuore del nostro popolo, sconvolto e incredulo di fronte a tanta brutalità.

Un simbolo potente

  Gli obiettivi sono chiari, distruggere il giudice Giovanni Falcone e insieme a lui ogni speranza di sconfiggere la piovra. Il colpo è forte, come un pugno in faccia alle istituzioni italiane e a tutta la popolazione onesta. Una vera e propria rappresaglia contro lo stato e i suoi fedeli e coraggiosi rappresentanti. Il giudice Falcone, infatti, insieme a tutta la sua squadra di collaboratori, è un simbolo di riscatto, una possibilità concreta di vincere finalmente la sanguinosa guerra che da anni l'Italia sana combatte contro la mafia.

La paura come arma

  La piovra vuole disperatamente distruggere questa speranza. La repubblica italiana deve capire che l’organizzazione è disposta a tutto per mantenere il suo potere. Falcone, insieme ai suoi colleghi, crea troppi problemi e, soprattutto, infonde coraggio alle persone.Il lavoro di questi uomini fa sentire la presenza dello stato nelle zone controllate dai mafiosi. La paura è un’arma potente per i criminali e se il terrore scompare anche il loro potere scompare. Falcone è un simbolo e quindi la sua morte deve essere simbolica, deve essere ucciso in un modo violento per riportare la paura tra i cittadini e mostrare la sconfitta degli onesti, di chi decide di essere servitore dello stato.

La bomba

  Purtroppo il piano criminale di questi spietati criminali ottiene successo il 23 maggio 1992 ( mille novecento novantadue ) alle 6.57 (sei e cinquanta sette) del pomeriggio, vicino al territorio del comune di Capaci in provincia di Palermo. Una potentissima bomba fa esplodere l’auto del famoso giudice, le auto della sua scorta e un lungo tratto dell’autostrada A29. Le immagini della distruzione causata dall’attentato sono terrificanti.


Le immagini della devastazione

L'Italia sotto shock

  Tutta l’Italia resta con il fiato sospeso davanti alla TV. E’ uno shock fortissimo. Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo, gli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro sono morti. Ventitré persone restano ferite e una intera nazione è sconvolta. In alcune prigioni italiane i mafiosi festeggiano la riuscita dell’attentato e della morte del giudice, nemico giurato della piovra.

Un momento di debolezza

  La notizia arriva mentre il parlamento italiano è impegnato ad eleggere il nuovo Presidente della Repubblica. Tutto è stato meticolosamente programmato, l’attacco deve colpire in un momento di debolezza delle istituzioni. Due giorni dopo Oscar Luigi Scalfaro diventa Presidente della Repubblica in un clima di grande tensione

Brusca

   Tutti i capi delle più potenti organizzazioni criminali siciliane sono d’accordo, la decisione è presa: Falcone deve morire. Per mettere in pratica il suo piano, la cupola sceglie Giovanni Brusca, uno dei più spietati boss di cosa nostra. Nel pomeriggio del 23 maggio quindi, Brusca, insieme ad Antonino Gioè, si apposta a poca distanza dall’autostrada A29, in attesa dell’arrivo dell'odiato giudice. I due avvistano in lontananza le auto di Falcone e della sua scorta e, quando arrivano nel punto previsto, lo spietato criminale usa il suo telecomando per far esplodere l'ordigno della potenza di circa 300kg di tritolo. L'esplosione è violentissima, distrugge un lungo tratto dell'autostrada e non lascia scampo al giudice, a sua moglie e agli agenti di scorta.

Eroi abbandonati

   Tutta la mafia odia il giudice e lo considera il suo peggiore nemico, ma purtroppo, ci sono anche altri uomini molto potenti che forse vogliono la sua morte. Sono molti infatti a pensare che Falcone e gli uomini che lo proteggono, autentici eroi, sono stati completamente abbandonati dallo stato, e che questo ha permesso alla mafia di riuscire a progettare un attentato cosi complesso.


Le immagini della devastazione

Un popolo indignato

  A Capaci però non tutto è andato secondo i piani. L’idea di terrorizzare la nazione non è riuscita completamente. Il colpo è stato molto forte ma è stato anche l’inizio di un sentimento popolare di profondo disprezzo per questi uomini cosi spietati. L'attentato, invece di spaventare i cittadini, ha fatto crescere la rabbia nei confronti dei mafiosi e dei loro complici nelle istituzioni. La violenza usata dalla mafia ha unito la popolazione in un unico grido di indignazione e di protesta, che ha spinto lo stato a una risposta dura contro le organizzazioni criminali.

Capaci, la lotta continua

  Negli anni successivi molti mafiosi sono stati arrestati grazie al duro lavoro di altri giudici coraggiosi e, forse, questo attentato è stato l’inizio della fine per molti criminali. I processi per trovare la verità sono durati molti anni, ma alla fine, per fortuna, molti colpevoli sono ora in prigione, condannati a molti anni di carcere.

  La lotta contro la criminalità, però, non è certo finita e probabilmente ancora oggi non conosciamo tutta la terribile verità su questa strage. La memoria di questi martiri italiani, che hanno dato la vita per combattere la mafia in nome di tutto il popolo italiano, sarà onorata solo quando tutto sarà chiarito davvero, quando tutti i colpevoli saranno puniti e la mafia sarà solamente un brutto ricordo nella storia della repubblica italiana.


Grazie a Vito, a Rocco, ad Antonio, a Francesca e a Giovanni






Capaci

Rileggete l'articolo e rispondete in modo libero a queste domande

1 - Chi è Giovanni Falcone?

2 - Che cosa è successo a Capaci?

3 - Chi ha voleva Falcone morto?





Capaci

Completa il testo - Preposizioni

Una ferita profonda

  Capaci, 23 (ventitré) maggio 1992 (mille novecento novanta due), la Repubblica Italiana subisce un colpo terribile, uno dei più difficili della sua storia. questa tragica giornata la mafia siciliana dichiara guerra all’Italia e tutti gli Italiani onesti, e lo fa in un modo mai visto prima, una forza e una violenza senza precedenti. A Capaci, la Sicilia e tutto il Paese vengono messi ginocchio con un vero e proprio attacco terroristico in stile militare, che insanguina la terra e apre una ferita profonda nel cuore del nostro popolo, sconvolto e incredulo fronte a tanta brutalità.

Un popolo indignato

     A Capaci però non tutto è andato secondo i piani. L’idea terrorizzare la nazione non è riuscita completamente. Il colpo è stato molto forte ma è stato anche l’inizio di un sentimento popolare di profondo disprezzo questi uomini cosi spietati. L'attentato, invece di spaventare i cittadini, ha fatto crescere la rabbia nei confronti dei mafiosi e dei loro complici nelle istituzioni. La violenza usata dalla mafia ha unito la popolazione in un unico grido indignazione e di protesta, che ha spinto lo stato a una risposta dura contro le organizzazioni criminali.

Capaci, la lotta continua

  Negli anni successivi molti mafiosi sono stati arrestati grazie al duro lavoro di altri giudici coraggiosi e, forse, questo attentato è stato l’inizio della fine molti criminali. I processi trovare la verità sono durati molti anni, ma alla fine, per fortuna, molti colpevoli sono ora prigione, condannati a molti anni di carcere.

  La lotta contro la criminalità, però, non è certo finita e probabilmente ancora oggi non conosciamo tutta la terribile verità questa strage. La memoria di questi martiri italiani, che hanno dato la vita combattere la mafia in nome di tutto il popolo italiano, sarà onorata solo quando tutto sarà chiarito davvero, quando tutti i colpevoli saranno puniti e la mafia sarà solamente un brutto ricordo nella storia della repubblica italiana.









La Macchina del Tempo

Riscrivete il testo come se fosse nel passato. Scegliete i tempi e i modi giusti per descrivere le azioni già accadute.



Rebus

Frase (6,7)

Il Rebus

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